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“Vi racconto la mia vita con la Sclerosi Multipla”

Alessia De Filippo è una giovane ragazza italiana con Sclerosi Multipla che, come altre persone prima di lei, ha deciso di raccontarsi all’interno del blog di Heyoka. Per quanto riguarda la sua storia, parliamo di una nostra collega. Di fatto, Alessia è una blogger e, dalla sua esperienza, è riuscita a creare una realtà ancora più grande. Ma andiamo con ordine.

Come mai hai deciso di raccontare la tua storia su Heyoka?

“Hanno sempre reputato la mia storia un’esempio di resilienza. Raccontarla su Heyoka è un motivo in più per alzare la voce. Ho visto un ‘invito’ su Facebook in cui chiedevano chi volesse raccontarsi. Ho preso la palla in balzo e mi sono proposta. Heyoka, da come ho letto, racconta storie forti, di Disabilità Positiva e di forza di volontà. La mia vita è un insieme di colori e sono sempre pronta a dipingerli sulla tela bianca raccontandola”.

Secondo te, è possibile far cambiare la percezione delle persone nei confronti della disabilità?

“A mio avviso, si può far cambiare la percezione solo se si è pronti a cambiare prospettiva. Non è, a mio avviso, un problema solo di disabilità, ma di ‘etichetta’. Le persone, oggi, tendono a giudicare più che in passato, non riconoscono più il vero significato di una parola e così ne abusano. Vivo ‘la piazza’ ed ho sentito molte volte fare uso inopportuno del sostantivo ‘disabile’.

Durante un incontro in una scuola, in cui io mi ‘spoglio’ dei miei vestiti per far percepire ai ragazzi il senso del domandare e del giudizio, un bambino mi ha detto: “Tu sei disabile perché sei incinta?”. Io sono rimasta allibita e gli ho chiesto perché credesse che essere in attesa fosse una condizione disabilitante. Lui mi ha risposto: “Perché io sono andato in posta con mia mamma ed ho visto un cartello dove veniva rappresentato un anziano con il bastone, una persona in sedia a rotelle, una mamma con un bambino e la signora incinta. Così ho pensato che quelle immagini fossero la descrizione della disabilità’. Lascio a voi i commenti”.

La Sclerosi Multipla ti ha mai impedito di essere prima di tutto una persona?

“Sì, quando ho avuto le ‘ricadute’, ovvero l’attività della Sclerosi Multipla. Il mio corpo non rispondeva agli impulsi. Non avevo più il controllo e dovevo chiedere aiuto, che per me è una cosa difficilissima. Dipendere da altri è una delle mie barriere. Una persona non si sente tale anche quando si sente portata via il suo diritto di cura, la possibilità di fare terapia, anche in quel caso ti senti impedita. Le barriere architettoniche, dal canto loro, ti creano una gabbia, ma è una battaglia lunga”.

C’è qualcuno nella tua vita che ti riconosce esclusivamente come persona?

“Più di una persona. Di primo impatto, tutti tentiamo di guardare l’apparenza, poi le persone ti conoscono e ti accettano. Io mi reputo fortunata di avere un gruppo di amici solido e fidato, di avere una famiglia che mi accetta per quello che sono e una sorella meravigliosa. Quando ho avuto la diagnosi di Sclerosi Multipla, è nata un piccolo angioletto, la mia cuginetta: lei non mi guarda mai come disabile. Lei vede me.

Ogni tanto mi capita di chiederle se le piacerebbe che la Sclerosi Multipla andasse via, lei mi risponde: “No Iaia, la Sclerosi Multipla è parte di te, è una tua caratteristica, non saresti tu senza”. La mia grande piccola donna, Anna Littoria, vive la mia patologia come una battaglia da affrontare e condividere, racconta a tutti di me, di quello che faccio, delle nostre avventure e delle mie sofferenze”.

Quale messaggio vorresti lanciare a chi ti giudica solamente per la tua disabilità?

“Guardatevi accanto, c’è una persona diversa da voi. Nessuno è uguale all’altro, ma questo ci fa vivere insieme”.

In che modo cerchi di comunicare ogni giorno valori positivi riguardo la disabilità?

“Quando ho scoperto la mia Sclerosi Multipa, ho aperto una pagina Facebook, Laecheln, che oggi conta più di 2000 like. Si è trasformata, poi, in un blog e, oggi, è un’associazione di promozione sociale che si occupa di inclusione e integrazione a 360°. Cerco di condividere i miei momenti sui social, ma anche e soprattutto con i più piccoli perché loro sono il vero futuro del mondo”.

Qual è il tuo significato di Disabilità Positiva?

“Credo che, prima di arrivare al significato, si debba avere un senso di accettazione personale. La Disabilità Positiva è l’accettazione di sé, l’accettazione del mondo (giusto o sbagliato) e la voglia di non mollare mai. Ognuno di noi, a suo modo, ha ‘una disabilità’. Io non amo tanto questa parola, ma preferisco divers-abilità. L’aggettivo ‘Positiva’ sta a indicare, a mio avviso, una volontà, una voglia di superare le barriere mentali e architettoniche”.

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Diritti Heyoka News

Sabaudia, buona notizia per i diritti dei disabili

Sabaudia, pochi giorni prima di Natale 2019. Una notizia, diramata dall’Associazione Luca Coscioni, racconta di una causa legale vinta contro il Comune. “Gli autobus sono inaccessibili alle persone con disabilità – si legge su Ability Channel -. Per questo motivo, il Tribunale di Latina ha condannato il Comune di Sabaudia per condotta discriminatoria“. Perché questa è una buona notizia?

La buona notizia di Sabaudia

Arriviamoci punto per punto. Fondamentalmente, il Tribunale ha condannato il Comune e la società di trasporto locale per “condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità a causa della mancata accessibilità degli autobus”. A causa di ciò, le sanzioni inflitte sono diverse, tra cui annoveriamo l’installazione di pedane e di sistemi di bloccaggio per le carrozzine.

Già di per sé, questo breve estratto spiega tutto: in Italia, esistono numerose città (dalla più piccola alla più grande) che passano spesso alle cronache per l’inaccessibilità dei mezzi di trasporto. Per cui, Sabaudia è il precedente su cui appoggiarsi in futuro per spronare la comunità verso il rispetto dei propri diritti. Cioè, ogni qualvolta si andrà a toccare il tema delle barriere architettoniche su pullman, autobus, treni e così via, si potrà citare quanto accaduto nel comune di Latina.

Perché è importante condividere questa notizia?

Nella pratica, ci troviamo di fronte a una situazione analoga a quanto accaduto nel 2017. In quell’occasione, la notizia riguardava il reato penale per i furbetti normodotati dei parcheggi che, incuranti del posto riservato, posteggiavano lì la propria auto.

Anche in quel caso, si è parlato di un precedente che andava adeguatamente informato. In particolare, condiviso alla popolazione. Non solo per educare il prossimo alla civiltà, ma anche – e soprattutto – per rivendicare il rispetto di essere una persona con determinati diritti.

Insomma, la notizia di Sabaudia riguarda la Disabilità Positiva, e chiama in causa tante altre città in simili condizioni. La speranza, tuttavia, è che non si debba arrivare per forza di cose a un tribunale per chiedere dignità.

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“Vi racconto la mia vita con Tetraparesi Spastica”

Maria Rosaria Ricci è una donna di 40 anni con Tetraparesi Spastica, conta all’attivo numerose gare nel campo degli sport equestri e la pubblicazione di un libro, “Abilmente – Il coraggio di non arrendersi“. Anche lei, come altre persone hanno fatto nei giorni scorsi, ha deciso di raccontarsi all’interno del blog di Heyoka.

Come mai hai deciso di raccontare la tua storia su Heyoka?

“Ho deciso di raccontarmi su Heyoka perché ritengo sia un sito che parla di disabilità a 360 gradi. Un sito dove ogni informazione ha il fine dell’integrazione di persone con disabilità, o meglio con diverse abilità sia a livello sportivo che per la società“.

A tuo avviso, è possibile parlare di Disabilità Positiva? E se sì, cosa significa per te?

“Ritengo che la positività sia in ogni persona. A prescindere dall’essere o non essere disabile. Parlare di Disabilità Positiva è prendere coscienza di una difficoltà e trovare la forza di rimodularla in ogni momento e situazione. Certo, non è sempre facile, ma ciò deve essere di sprono, poiché la persona con Disabilità Positiva è il contrario dell’essere persone con disabilità assistenzialistiche. Non è più tempo di avere questa ideologia. Oggi è tempo che la società civile prenda conoscenza delle diverse abilità, si adegui offrendoci strumenti idonei considerandoci in primo luogo persone“.

La Tetraparesi Spastica ti ha mai impedito di essere prima di tutto una persona?

“Se oggi sono la persona che sono, è grazie alla parola aggiunta di una patologia che, per uno stupido errore umano, da 40 anni si è aggiunto al mio nome: Tetraparesi spastica infantile distonica. Grazie anche all’amore immenso dei miei genitori e della mia famiglia che, dal primo mio pianto, mi hanno sorriso considerandomi normale, dal momento in cui i miei gli occhi si sono aperti alla Vita.

La Tetraparesi Spastica mi ha permesso di essere un’atleta di equitazione, di sciare, di guidare, di essere inserita in diversi contesti associativi, contribuendo all’evoluzione della mia crescita personale. Ma ancor di più, la Tetraparesi Spastica ha fatto sbocciare in me una passione che accresce sempre più la scrittura. Che nel gennaio 2017 mi ha portato a pubblicare un libro dal titolo ‘Abilmente – Il coraggio di non arrendersi‘. Un libro che mi ha dato molte soddisfazioni, contribuendo a realizzare un mio sogno: offrire anche a gli altri le possibilità che ho avuto io.

Abilmente‘, infatti, sostiene il progetto ‘Potenzia le tue abilità‘ seguito e gestito dall’Unitalsi Napoli. Il libro non è disponibile nelle librerie, ma prenotabile attraverso la pagina Facebook“.

Come si può comunicare alla società il fatto che tu sia una persona prima della tua disabilità?

“Offrendogli semplicemente la stessa opportunità”.

Secondo te, il 2020 sarà l’anno in cui l’integrazione delle persone con disabilità migliorerà?

“Me lo auguro. Essa va di pari passo con la cultura. Quindi, spero di cuore che il 2020 abbatta i tanti pregiudizi che oggi, più di ieri, ruotano e si intrecciano intorno alla disabilità”.

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Nuovo Anno, rivoluziona il concetto della disabilità

Il Nuovo Anno potrebbe sancire la rivoluzione socioculturale sulla disabilità. Per lo meno, la speranza è quella. Il 2019, infatti, è stato sicuramente un anno da incorniciare per l’evoluzione di questo mondo. Prettamente, in termini linguistici. Oggi, ‘handicap’ non è più un termine così abusato. E, anzi, si riconosce sempre più l’accezione che prima della disabilità c’è la persona.

Il 2020 all’insegna delle storie

Per seguire questa strada, tuttavia, bisogna realizzare una connessione con quanto abbiamo prodotto finora. Cioè, il Nuovo Anno deve (ri)partire dalle storie comuni di chi, ogni giorno, vuole raccontare la propria Disabilità Positiva.

In più di un’occasione, sulle ‘pagine’ di Heyoka, abbiamo dato spazio a numerose figure proprio per trasmettere il concetto che la disabilità sia semplicemente una condizione che, senza dubbio alcuno, richiede attenzioni specifiche, ma non deve essere una limitazione nel rispettare l’essere umano.

Ci sono mamme che hanno voluto raccontare viaggi impensabili con la propria figlia, neolaureati che chiedono ogni giorno dignità umana, coppie che fanno divulgazione informativa. E, dalle storie più recenti, persone comuni che vogliono semplicemente raccontare la propria vita con disabilità.

Cosa ci aspettiamo dal Nuovo Anno?

Obiettivamente, un cambio di rotta ancora più importante. Finora abbiamo capito che la persona con disabilità esiste e non deve essere relegata ai margini della società. Tuttavia, serve improntare il proprio discorso ancor di più sulla necessità di fare cultura, di far conoscere la disabilità.

Sostanzialmente, l’integrazione effettiva passa da qui: nel rendere nota la propria condizione, chiedendo rispetto invece che compassione, lottando per la propria autonomia. E anche – e soprattutto – distruggendo gli ultimi tabù esistenti: come la violenza sulle donne con disabilità, la lotta sociale in materia perpetrata anche dai normodotati e la sessualità.

Il Nuovo Anno potrà essere veramente un periodo speciale. Se la mobilitazione culturale è condotta all’unisono, la società cambierà i propri ‘mondi dell’arte‘, così la disabilità non sarà solo un’etichetta per mercificare il corpo altrui.

Buon 2020 a tutti.