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Carlo Calcagni si laurea in Scienze Giuridiche di diritto internazionale: premiazione a Milano

Venerdì 11 settembre 2020 a Milano ci sarà la cerimonia di consegna della laurea del Colonnello del Ruolo d’Onore Carlo Calcagni.

L’atleta paralimpico pugliese, infatti, si è laureato in Scienze Giuridiche di diritto internazionale, con specializzazione in “Organizzazione e gestione delle risorse umane” presso la facoltà di Scienze Giuridiche ISFOA, libera e privata Università di diritto internazionale.

https://www.facebook.com/heyokait/posts/2785636395046221

Oltre alla cerimonia e ai festeggiamenti, seguiranno:

  • Conferimento del Premio Internazionale ISFOA alla carriera, XVI edizione, anno 2020;
  • Consegna della Tessera di Socio Onorario del Golf Club Castello di Tolcinasco;
  • Presentazione del libro autobiografico “Pedalando su un filo d’acciaio“, che sempre dall’11 settembre sarà scaricabile in formato ebook.

Leggi anche: Antonio Tessitore, la Sla e la laurea: “Lottate per i vostri diritti”

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Alex Zanardi: prima la persona poi la disabilità (ma solo nei tragici eventi)

È il solito disco rotto: un celebrità con disabilità (Alex Zanardi) è protagonista di una vicenda dolorosa (un’incidente) e, immediatamente, la macchina social della rincorsa al post più commuovente si attiva.

Badate bene: non è un problema esprimere cordoglio e vicinanza nei confronti di una persona, ma risulta ipocrita farlo mentre, ad esempio, siamo soliti parcheggiare su posto non riservato a noi. Insomma, una riflessione è d’obbligo.

Alex Zanardi: quando si viene riconosciuti come persona?

Si tratta di un vero e proprio controsenso che distingue un po’ il genere umano: dimenticarsi delle persone con disabilità, ma riconoscerne l’effettiva umanità solo in circostanze drammatiche e pietistiche. Un fenomeno che non è semplice da spiegare, ma che alle volte fa emergere qualche perplessità e incoerenza di fondo che andrebbe analizzata tout court.

Partiamo proprio dalla questione del riconoscimento della persona prima della sua disabilità, che avviene solo in situazioni dolorose o alla morte del protagonista in sé. La gravità di un evento, il pietismo di fondo che ne scaturisce, porta inevitabilmente a riqualificare il personaggio in sé: non è più solo un disabile o un superuomo, ma una persona che lotta tra la vita e la morte.

Ma è proprio in vita che tale persona andrebbe esaltata per essere, di fatto, una persona, e non aspettare che la stessa diventi un ricordo. Basti pensare alla recente scomparsa di Ezio Bosso, in vita esaltato più per il superamento della propria condizione che come artista di fama mondiale.

Dal pietismo al superuomo: parliamo di persone

Stiamo parlando, oltretutto, di personalità che in vita sono ostracizzate tra due poli: dal supereroe all’angelo sceso in terra. Quando, nella realtà dei fatti, si trattano di persone con passioni e obiettivi, che hanno la fortuna di usare la propria figura per ribadire un concetto: la persona con disabilità è, prima di tutto, una persona.

Come al solito, però, si è preferito guardare il messaggero invece che il messaggio, il dito invece che la luna. Una reazione a catena che, appunto, si è improvvisamente inceppata di fronte a una triste vicenda, che portano una società (finora disinteressata a tutelare i diritti di una parte della propria comunità) a unirsi per pregare che Alex Zanardi vinca la sua ennesima battaglia.

Sostanzialmente, l’ipocrisia di fondo sta nell’essere uniti solo nei momenti bui di una persona, per poi dimenticarsi il suo reale valore in vita: ad esempio, il messaggio sociale di grande speranza espresso da Alex Zanardi a favore di una maggiore salvaguardia dell’equità, partendo dall’assunto che ognuno di noi è una persona.

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Coronavirus, l’Italia alla prova di responsabilità comune

L’emergenza Coronavirus, le istruzioni su come lavarsi le mani, i Dpcm, l’hashtag iorestoacasa, la mole di persone in fuga da Milano, la Lombardia isolata, poi tutto il Paese in un’unica zona arancione. Non basterebbe un articolo per raccontare una storia che, ogni giorno, si aggiorna continuamente, e si diffonde a macchia d’olio nelle cronache italiane ed estere.

Stiamo vivendo una situazione decisamente atipica e seria, che sta sconvolgendo la vita di tutti, chi più chi meno. Da quando l’incedere quotidiano ha subito un drastico ridimensionamento, l’Italia ha dato prova di saper rispondere alla chiamata di responsabilità comune. O almeno, immediatamente dopo l’esplosione della paura e della psicosi. Staremo superando questo esame?

Coronavirus Italia, l’esame della responsabilità comune

Il richiamo alla responsabilità comune (insieme a #iorestoacasa) è divenuto il mantra per eccellenza di questa nuova routine ai tempi del nuovo Coronavirus. Una quotidianità forzata, certo, ma pur sempre necessaria per evitare il peggioramento della situazione. Una dinamica, tra l’altro, rimbalzata sui social, sia dai vip che dalla gente comune, alle prese con la diffusione di messaggi positivi, iniziative e consigli su cosa poter fare a casa, da soli o con la propria famiglia. 

Insomma, una serie di azioni che hanno mostrato la parte più civile e umana del Paese. Quella che, nonostante il momento incerto e critico, ha saputo dare forza al proprio senso di sacrificio. Certo, episodi spiacevoli li abbiamo avuti. Tra chi ha iniziato a razziare supermercati ed è fuggito da Milano in preda all’angoscia la notte prima dell’emanazione del decreto dell’8 marzo 2020, qualche attempato c’è stato. A oggi, però, gli episodi spiacevoli sono nettamente diminuiti. 

Adesso, c’è la musica dai balconi. Ormai ogni sera, i flash mob a distanza chiamano a raccolta numerosi artisti che, armati del proprio strumento, dilettano la propria zona abitativa con canzoni, inni e brani di ogni tipo. “Andrà tutto bene” è lo slogan di una responsabilità comune che, seppur lentamente, ci sta convincendo che il futuro è pieno di speranza. Una speranza che può essere raggiunta grazie al senso di responsabilità comune. Una prova umana e sociale, che non deve essere solo perseguita oggi, ma sempre. Dovrà divenire un insegnamento per i posteri e per chiunque abbia fatto parte di questa (maledetta) pagina di storia umana. 

Non dimentichiamo delle persone disabili

Un avvertimento e un allarme in merito ai disabili che Ability Channel sta raccogliendo direttamente dai protagonisti – oltre a spiegare approfonditamente cos’è il virus in questione. Ad esempio, c’è l’esperienza di Francesca da Sassari, una donna con disabilità che, in un’intervista, pone l’attenzione anche sull’importanza della tutela della riabilitazione: “Questo per me, e per tutte le persone con problemi di salute, rappresenta un problema serio perché in assenza di trattamenti le nostre condizioni possono aggravarsi”.

Nel suo discorso, però, Francesca ci tiene anche a lanciare un messaggio di responsabilità comune: “Sono angosciata per la leggerezza con la quale troppe persone hanno da subito affrontato questa emergenza, sottovalutando gli avvisi degli scienziati e delle autorità”. Non ci dimentichiamo, quindi, che le nostre azioni possono avere delle gravi conseguenze sulle vite degli altri, sia sul nostro vicino che sul concittadino a chilometri di distanza da noi.

Mappa Italia, gli aggiornamenti di Ability Channel sui contagi

Vuoi ricevere aggiornamenti giornalieri sul numero di contagi e di persone guarite? E allora visita questo articolo di Ability Channel, dove troverai dati e statistiche dettagliate in materia.

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Linee guida autismo, online 2° parte della mappa Heyoka

La seconda parte delle nostre linee guida autismo è finalmente online. “Sentieri Blu – una mappa per l’autismo“, infatti, è scaricabile gratuitamente dalla nostra sezione apposita. In questo documento pdf, utile per i genitori di bambini con autismo, orientiamo alle domande più frequenti da fare e da porsi in relazione alla diagnosi di autismo in questione.

Linee guida autismo, perché iniziare da qui

Queste linee guida autismo sono state create in collaborazione con Tutti giù per Terra Onlus e Fabiana Sonnino, quest’ultima nostra esperta Heyoka e specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapeuta Individuale e di Gruppo. Nella seconda parte della nostra mappa concettuale gratuita, i genitori potranno scoprire altre importanti nozioni riguardo all’abc autismo. In particolare, stavolta le linee guida sull’autismo si concentreranno principalmente sulle domande più efficaci e nevralgiche che possono orientare i genitori nella scelta della terapia e del trattamento più idoneo.

Scarica la 2° parte delle nostre linee guida sull’autismo

Che cosa stai aspettando? Registrati al nostro sito e scarica anche tu la nostra mappa concettuale. Dopo di che, raccontaci la tua esperienza su Heyoka Empath.

Abc autismo, hai già scaricato la 1° parte?

Nella nostra prima pubblicazione, i lettori sono venuti a conoscenza della definizione e delle caratteristiche del disturbo dello spettro autismo. In sostanza, abbiamo introdotto i principali sintomi e segni riguardanti l’autismo nei bambini. Inoltre, abbiamo posto maggiore attenzione alle caratteristiche più comuni nella vita di un neonato con tale patologia. Inoltre, abbiamo realizzato un’infografica riguardante lo sviluppo dei 24 mesi dell’individuo con autismo. Se vuoi saperne di più, scarica una copia gratuita.

Chi è Fabiana Sonnino

Oltre a essere esperta Heyoka, Fabiana Sonnino è una specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapeuta Individuale e di Gruppo. Sull’autismo ha scritto anche un libro, “Se fosse autismo”, uno strumento di consultazione per chi si relaziona con bambini e ragazzi con sindrome dello spettro autistico.

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Ausili per disabili, non solo semplici oggetti

Gli ausili per disabili sono un diritto inalienabile. Solo che l’opinione pubblica non se ne rende conto. E arriva, in certe occasioni, a non dare peso ad atti vandalici di vario tipo ai danni di attrezzature per disabili. Lo sa bene, invece, Michela Aloigi, presidente dell’associazione La Giraffa a Rotelle e madre di un ragazzo con disabilità, Matteo. Qualche giorno fa, Michela ha scritto un post su Facebook proprio riguardo ai sostegni per disabili che, noi di Heyoka, abbiamo deciso di riportare.

Ausili per disabili, una testimonianza rilevante

Diversi mesi fa, Michela era intervenuta su Ability Channel per raccontare la donazione di una sedia tramoggia, un ausilio per disabili donata alla piscina Cascione di Imperia. La fondatrice de La Giraffa a Rotelle, però, era già divenuta nota per la realizzazione di un’altalena per disabili, costruita proprio per Matteo. “Quando hai un figlio con una disabilità complessa e grave – si legge online -, la maggior parte del tempo che trascorri con lui lo usi per tenerlo in vita”. E quell’altalena ha un valore concreto per la vita di Matteo.

Numerose le attività richieste per la quotidianità (stra)ordinaria di Matteo. Come, ad esempio, “disinfettargli l’orecchio destro, ormai privo di timpano”, “tenergli la pelle del viso idratata poiché troppo sottile”, “tenergli le vie respiratorie libere dai catarro con una macchinetta”, “tenere asciutte le parti che con la sua postura si piagano e curare le piccole piaghe”, “tenere pulita e asciutta la pelle intorno al tubino che ha infilato nella pancia per poter mangiare e bere”. Per Michela, “questo non è ‘vivere’ per nessun essere umano”.

Tuttavia, in accessori per disabili come l’altalena accessibile, Matteo vive. E non solo in questa circostanza, ma anche “quando esce a fare una passeggiata, quando andiamo per compere e ci divertiamo a provarci occhiali e cappelli, quando ci guardiamo un film o gli faccio assaggiare il mio caffè seduti in un bar, quando può condividere con gli altri un evento cittadino”.

Ausili disabili, il valore dell’altalena

Insomma, quell’altalena assume un ruolo nevralgico. Non fa più parte solo degli ausili per disabili, ma è un concetto, un’idea. “Tutto questo – scrive ancora Michela – per far capire l’ importanza di quell’Altalena, spesso rotta, di uno scivolo davanti ad un negozio, di un evento pubblico fatto in una location accessibile”.

E, infine, conclude con un messaggio di speranza: “Ognuno di noi, ogni singolo individuo, dovrebbe essere consapevole che il suo contributo è veramente importante”, come “mettere e togliere una pedana davanti alla propria attività commerciale”. Esempi che “donano la voglia di alzarsi la mattina nonostante le difficoltà”.

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Sabaudia, buona notizia per i diritti dei disabili

Sabaudia, pochi giorni prima di Natale 2019. Una notizia, diramata dall’Associazione Luca Coscioni, racconta di una causa legale vinta contro il Comune. “Gli autobus sono inaccessibili alle persone con disabilità – si legge su Ability Channel -. Per questo motivo, il Tribunale di Latina ha condannato il Comune di Sabaudia per condotta discriminatoria“. Perché questa è una buona notizia?

La buona notizia di Sabaudia

Arriviamoci punto per punto. Fondamentalmente, il Tribunale ha condannato il Comune e la società di trasporto locale per “condotta discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità a causa della mancata accessibilità degli autobus”. A causa di ciò, le sanzioni inflitte sono diverse, tra cui annoveriamo l’installazione di pedane e di sistemi di bloccaggio per le carrozzine.

Già di per sé, questo breve estratto spiega tutto: in Italia, esistono numerose città (dalla più piccola alla più grande) che passano spesso alle cronache per l’inaccessibilità dei mezzi di trasporto. Per cui, Sabaudia è il precedente su cui appoggiarsi in futuro per spronare la comunità verso il rispetto dei propri diritti. Cioè, ogni qualvolta si andrà a toccare il tema delle barriere architettoniche su pullman, autobus, treni e così via, si potrà citare quanto accaduto nel comune di Latina.

Perché è importante condividere questa notizia?

Nella pratica, ci troviamo di fronte a una situazione analoga a quanto accaduto nel 2017. In quell’occasione, la notizia riguardava il reato penale per i furbetti normodotati dei parcheggi che, incuranti del posto riservato, posteggiavano lì la propria auto.

Anche in quel caso, si è parlato di un precedente che andava adeguatamente informato. In particolare, condiviso alla popolazione. Non solo per educare il prossimo alla civiltà, ma anche – e soprattutto – per rivendicare il rispetto di essere una persona con determinati diritti.

Insomma, la notizia di Sabaudia riguarda la Disabilità Positiva, e chiama in causa tante altre città in simili condizioni. La speranza, tuttavia, è che non si debba arrivare per forza di cose a un tribunale per chiedere dignità.

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Nuovo Anno, rivoluziona il concetto della disabilità

Il Nuovo Anno potrebbe sancire la rivoluzione socioculturale sulla disabilità. Per lo meno, la speranza è quella. Il 2019, infatti, è stato sicuramente un anno da incorniciare per l’evoluzione di questo mondo. Prettamente, in termini linguistici. Oggi, ‘handicap’ non è più un termine così abusato. E, anzi, si riconosce sempre più l’accezione che prima della disabilità c’è la persona.

Il 2020 all’insegna delle storie

Per seguire questa strada, tuttavia, bisogna realizzare una connessione con quanto abbiamo prodotto finora. Cioè, il Nuovo Anno deve (ri)partire dalle storie comuni di chi, ogni giorno, vuole raccontare la propria Disabilità Positiva.

In più di un’occasione, sulle ‘pagine’ di Heyoka, abbiamo dato spazio a numerose figure proprio per trasmettere il concetto che la disabilità sia semplicemente una condizione che, senza dubbio alcuno, richiede attenzioni specifiche, ma non deve essere una limitazione nel rispettare l’essere umano.

Ci sono mamme che hanno voluto raccontare viaggi impensabili con la propria figlia, neolaureati che chiedono ogni giorno dignità umana, coppie che fanno divulgazione informativa. E, dalle storie più recenti, persone comuni che vogliono semplicemente raccontare la propria vita con disabilità.

Cosa ci aspettiamo dal Nuovo Anno?

Obiettivamente, un cambio di rotta ancora più importante. Finora abbiamo capito che la persona con disabilità esiste e non deve essere relegata ai margini della società. Tuttavia, serve improntare il proprio discorso ancor di più sulla necessità di fare cultura, di far conoscere la disabilità.

Sostanzialmente, l’integrazione effettiva passa da qui: nel rendere nota la propria condizione, chiedendo rispetto invece che compassione, lottando per la propria autonomia. E anche – e soprattutto – distruggendo gli ultimi tabù esistenti: come la violenza sulle donne con disabilità, la lotta sociale in materia perpetrata anche dai normodotati e la sessualità.

Il Nuovo Anno potrà essere veramente un periodo speciale. Se la mobilitazione culturale è condotta all’unisono, la società cambierà i propri ‘mondi dell’arte‘, così la disabilità non sarà solo un’etichetta per mercificare il corpo altrui.

Buon 2020 a tutti.

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Perché il normodotato può (e deve) occuparsi di disabilità

Alcune delle parole più associate alla disabilità sono inclusione e qualità di vita. L’ultima è conseguenza della prima. Grazie a questo processo logico, possiamo intuire il livello d’integrazione di una società. Ma la disabilità è un caso limite, poiché è un argomento associato spesso alla ‘sfortuna umana’ o alla ‘nicchia sociale’: un qualcosa che riguarda solo chi ne viene colpito. Così, vale la pena ricordarlo: la disabilità non riguarda solo chi ce l’ha.

Il megafono della società

L’icona più famosa riguardante la disabilità è l’omino seduto su una carrozzina. Logicamente, quindi, i canoni estetici contemporanei presuppongono che esista un mondo popolato solo da persone disabili. Però non è così.

La società è una massa composta da molteplici differenze, non solo di tipo fisico e mentale. Per questo motivo, esiste una rappresentanza di cittadini che si incarica di rispettare i diritti di ognuno, qualsiasi sia la categoria di riferimento. Tuttavia, la garanzia dei diritti non è sempre immediata, ma ha bisogno di un megafono che ricordi ai governi di turno le priorità della cittadinanza.

Questo megafono non deve essere solo imbracciato da chi ha la necessità diretta. Una società è veramente inclusiva quando si muove all’unisono, quand’è in grado di intercettare i bisogni di tutti come un problema comune.

Verso i diritti equiparitari

Perché la disabilità dovrebbe essere un problema comune? Una società che non rispetta i diritti inalienabili di una persona è destinata al fallimento totale. Se una classe di individui non è salvaguardata, difficilmente potremo fare affidamento ‘alla propria casa’.

La guerra per i diritti equiparitari (concetto drasticamente rispetto all’uguaglianza) deve abbracciare ogni singola persona. Banalmente, un marciapiede senza rampa può creare notevoli disagi a chi siede su una carrozzina. Lo stesso ostacolo, però, risulterà proibitivo anche per anziani con difficoltà deambulanti e per genitori che trainano passeggini.

Insomma, la disabilità è ‘solo’ un tema, visto che la praticità delle richieste sociali possono investire trasversalmente diverse categorie appartenenti alla stessa comunità.

Anche il normodotato può parlare di disabilità

L’espressione massima di questo scopo, dunque, è vedere questo megafono imbracciato anche dai normodotati. I quali, oltretutto, si devono rendere conto di quale sia la battaglia di riferimento, perché è importante la loro presenza e quali azioni possono aiutare in tal senso.

Banalmente, si potrebbe cominciare a rispettare le segnaletiche stradali dedicate alla disabilità. O ancora, non fermarsi alle sole notizie che parlano di abusi e maltrattamenti, ma navigare alla ricerca della Disabilità Positiva. Oppure scoprire quali stereotipi sono vivi nella propria mente, così da abbatterli.

Una società di si dice inclusiva quando una massa si muove all’unisono anche per il rispetto dei diritti di una categoria. Ogni argomento sociale riguarda tutti, in un modo o nell’altro.

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Giornata Mondiale della Disabilità: ricordiamoci delle persone

Ogni 3 dicembre, la Giornata Mondiale della Disabilità ci rammenta numerose tematiche: l’abbattimento delle barriere architettoniche, l’integrazione sociale e lavorativa, l’inclusione scolastica e via discorrendo. Tanti propositi che, poi, nel corso dell’anno, sono spesso mal perseguiti. Per questo, a nostro avviso, dovrebbe cambiare il punto di vista su questa ricorrenza internazionale.

Come bisogna guardare alla Giornata Mondiale sulla Disabilità?

La Giornata Mondiale sulla Disabilità è simile al discorso di fine anno che noi tutti facciamo interiormente. Un’esigenza che nasce dal capire quanto e come una società punti effettivamente all’integrazione di una parte di comunità ghettizzata per la sua condizione.

Sostanzialmente, però, incontriamo sempre svariate frizioni e le stesse identiche problematiche. Certo, registriamo miglioramenti infrastrutturali, ma manca proprio una predisposizione verso la cultura della disabilità.

Cioè, l’opinione pubblica contemporanea continua a percepire il disabile come un malato, un poveretto, un angelo caduto dal cielo o un eroe in grado di essere un mero esempio di vita. E basta. Ma tutto ciò è estremamente qualunquista.

Come rinnovare la cultura alla disabilità?

Spezzando uno dei tabù culturali più difficili durante proprio la Giornata Mondiale della Disabilità: parlare prima di tutto di persone, poi della condizione. Ci dimentichiamo troppo spesso, di fatto, che stiamo parlando di essere umani con emozioni, sentimenti, intelligenza e capacità. Tutte accezioni che danno una dimensione positiva della persona, e ci rammentano quanto la disabilità – in determinati contesti – vada messa in secondo piano, almeno per un momento.

Quando ci raffrontiamo con qualcuno con una malattia rara o che siede su una carrozzina, non stiamo parlando con uno sfortunato: abbiamo di fronte a noi una persona a tutti gli effetti. La disabilità è una caratteristica che, ovviamente, richiede attenzioni speciali da parte della società, ma che non ne devono pregiudicare la sua dimensione umana.

Il video esperimento sociale di Ability Channel

Con questi principi, la redazione di Ability Channel ha realizzato un video esperimento proprio per la Giornata Mondiale della Disabilità. Ecco com’è andato.

(articolo e video non sponsorizzati da Decathlon Italia) 

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Guida autismo, la prima parte della mappa di Heyoka è online (ed è gratuita)

Una guida autismo come mappa concettuale per comprendere la patologia. “Sentieri Blu” è il titolo della nuova guida sull’autismo gratuita di Heyoka, nata e realizzata con la collaborazione di Tutti giù per Terra onlus e di Fabiana Sonnino, nostra esperta e specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapeuta Individuale e di Gruppo. Grazie a questa sinergia, abbiamo reso disponibile il primo capitolo di un vadevecum informativo sull’autismo.

Guida autismo, perché crearne una

A seguito dell’enorme successo ottenuto con la guida alle spiagge accessibili d’Italia della scorsa estate, ci siamo resi conto dell’interesse significativo che ruota attorno tali strumenti. Queste mappe informative possono risultare utili e, alle volte, indispensabili per un ampio pubblico.

Così, dopo numerosi dibattiti interni e svariate riunioni di redazione, abbiamo deciso di seguire questo trend nevralgico e rilevante su cui poter contribuire con nuovi argomenti. La nostra guida sull’autismo, quindi, è solo l’inizio. Non solo perché apre le porte a nuovi filoni tutti da scoprire, ma anche perché sarà un documento a puntate.

Di fatto, a più riprese sviscereremo le tematiche più importanti legate all’autismo, tra falsi miti, percezioni e caratteristiche peculiari della condizione. Lo scopo di questa mappa, appunto, è fornire a chi si trova ad avere a che fare con bambini e ragazzi con questo disturbo, un rapido strumento di consultazione e di indirizzo per potersi orientare al meglio.

Scarica la prima parte di “Sentieri Blu”

In questa prima uscita di “Sentieri Blu – Una mappa per l’autismo“, i lettori potranno conoscere la definizione e le caratteristiche del disturbo. In particolare, scoprirete i principali segni su cui porre maggiore attenzione nei primi anni di vita di un neonato. Il tutto corredato da una mappa dello sviluppo dei 24 mesi dell’individuo con autismo.

Che cosa stai aspettando? Registrati al nostro sito e scaricala anche tu. Dopo di che, raccontaci la tua esperienza su Heyoka Empath.